Pop Corn

50 pagine al giorno – Pomy Cervello Libellula di Marco Sampietro e Yukiko Nakamura

Scritto da Giulia Carlucci

“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”
Italo Calvino

Tre racconti. Tre chiacchierate Tokyo -Roma. Tre ponti tra Oriente e Occidente. Marco Sampietro e Yukiko Nakamura si raccontano esperienze di vita in una forma non canonica.
“L’importante era scambiarsi idee come appunto facevamo quasi una volta a settimana, quindi per me andava bene.”

Due persone così diverse e così distanti tra loro, nel vero senso della parola poi, poiché ci si trovava ai lati opposti del globo; che però riescono a chiacchierare facilmente come se si conoscessero da anni e come se si trovassero in un caffè a bere qualcosa, l’uno di fronte all’altra. Senza troppi problemi, senza barriere, non capita spesso, e quando accade è qualcosa di speciale; una specie di magia.
La magia del saper ascoltare, l’apertura mentale che è il vero e proprio incantesimo della parola.
La narrazione parte dall’esperienza personale reale, volutamente rielaborata e “romanzata” per divenire – senza alcun esplicito intento- universale. Al termine di ognuno, brevi confronti, accettazione, riflessioni e ricerche di comprensione dell’altro.
Tra realtà e ricostruzione narrativa i due autori parlano non solo di sé e delle proprie esperienze di vita ma anche della propria cultura.
Così in Pomy ritroviamo il rapporto tra l’uomo e la natura, fondante nella cultura del Sol Levante.
Yukiko attraverso la sua esperienza ci racconta quel legame stretto, intimo e armonico che permea il mondo orientale. Una profondissima connessione, shintoista forse, basata sul rispetto e incentrata sulla percezione del passare del tempo, dell’avvicendarsi delle stagioni. Con il rispetto per la natura e per i suoi doni però trapela anche la delusione derivata dall’ utilitarismo dei rapporti umani. Tematica tanto cara all’Oriente quanto all’ Occidente. La natura restituisce i suoi frutti all’uomo che la cura, senza chiedere.
Con Cervello accediamo a un racconto più personale ed emotivo. La storia dell’uomo che perde letteralmente la testa per una donna inquietante, che sembra volergli rubare anche l’anima, e viene privato del proprio cervello e dei propri ricordi altro non è che il modo di raccontare con estrema delicatezza una vecchia ferita.
Una riconciliazione con un ricordo doloroso, trattato con amore e rispetto.
Così anche Libellula, forse il più realistico dei tre “romanzato” esclusivamente nella visione finale, assume i contorni di un flusso di coscienza e consapevolezza. Riportare alla luce l’esperienza più dolorosa nella vita di chiunque: la perdita di una persona cara. Parlare del lato oscuro di un occidente sempre più individualista e materialista.
Una scrittura occidentale che rispetta e rispecchia la leggerezza e la saggezza orientale.

“… è chiamato “mono no aware”, ovvero la “sensibilità delle cose”. È quel concetto buddhista che ci porta a comprendere che tutto è destinato a finire, anche le cose più belle, dalle quali non vorremo mai separarci e purtroppo anche se non sembra essere giusto è una cosa da accettare.”

Raccontarsi. Perché le parole scritte nero su bianco aiutano a riflettere. A volte curano. A volte solo regalarsi all’altro, ci cura. Per prendere la vita con leggerezza, come ci ha insegnato Calvino. Per mettere da parte l’individualismo tutto contemporaneo che decisamente si scontra con il concetto di globalizzazione.

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Giulia Carlucci

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